Riceviamo e pubblichiamo: Nemmeno la morte è un valido motivo per smettere di amare la vita.

l'illustrazione è una elaborazione di Elena Zocchi

Caro Carlo,

spero stiate tutti bene.

Da un po’ avevo ripreso, ma in modo incostante, il rilassamento.

Venerdì mi hai dato l’opportunità di ripartire e soprattutto di condividere queste esperienze e di aprire ancora gli occhi su situazioni diverse per ringraziare, ancora più consapevolmente, di quanto, comunque, sono fortunata ed apprezzare ancor più profondamente tutte le opportunità che ho e imparare dalle esperienze, dal sentire e dalle emozioni degli altri.

Mi ha colpito il gran cuore di Maria Julia e la sua testimonianza, e l’ultimo intervento del ragazzo la cui mamma era morta quella mattina.

Era parecchio che dicevo di sentirmi stritolata nel tritacarne del nostro sistema ma non avevo trovato il coraggio per fermarmi. Oggi quindi cerco di vivere con consapevolezza questo momento; ovviamente lungo la via si trovano ostacoli, si fanno passi indietro ma poi, anche lentamente, ci si rimette in cammino.

Mi rendo conto che quanto ho imparato dal mio capitano Beppe della vita di mare mi aiuta molto; una per tutti: quando sei in mezzo alla bufera in mezzo al mare, lontano da terra, metti la barca in cappa (diciamo chiudi tutto in sicurezza), e aspetti che passi.

Ricordo e cerco di rivivere l’esperienza di Asiago immersi nella Natura che ci rigenera; quando sono in barca abbraccio l’albero della barca! Oggi, a Venezia rivivo la scena della Natura di Asiago, mi prendo cura e ammiro i due/tre fiori che ho sulla finestra, ascolto il canto del merlo che parla di primavera, osservo i colombi impauriti che si nascondono per non essere preda dei gabbiani affamati che, non trovando più i resti degli umani, si nutrono degli altri animali. E se si mangiassero pure qualche pantegana che scorrazza indisturbata?

Non so se mi spingo un po’ troppo in là, e mi scuso se lo faccio; dalla morte di Beppe mi son resa conto di quanto abbiamo allontanato la morte dalla nostra vita e così quando ci arriviamo siamo impauriti, sgomenti, frastornati, gelati dal dolore, increduli. Ora tutti questi sentimenti non si possono cancellare ma forse potremmo recuperare anche il rapporto con la morte, iniziando anche a chiamarla con il suo nome senza trovare sinonimi per addolcire il suo suono e significato. Forse potremmo, soprattutto in questo momento, recuperare anche un po’ di consapevolezza della nostra mortalità. Il tutto è molto complesso e delicato come argomento.

Credi magari di poter considerare qualche aspetto sul tema? Forse è anche vero, che questo è un tema difficile, e già in questo periodo ci sono difficoltà di ogni genere e tipo, mettere troppa carne al fuoco, si sa, non funziona.

Un grazie GRANDE a te e a tutti voi, un abbraccio e buone cose.

A presto!
                                     Ale

Cara Ale, quando si parla con il cuore (oltre che con la mente) non c’è nessun argomento che possa essere tabù nè alcun tipo di carne che sia troppa, sul fuoco.
Grazie, un bacio.
                                  Carlo

N.B.: l’illustrazione è stata elaborata da Elena Zocchi.

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