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PREFAZIONE
Se cercherai di interpretare queste indebite euforie con la ragione otterrai dei risultati ammoscianti.
Se immaginerai di coglierne il senso con il cuore, una piccola fiamma di luce comincerà ad illuminare le pareti della tua caverna.
E vedrai ombre strane scivolare sulla roccia e ti potranno anche sembrare dei mostri o delle assurdità.
Ma se ricorderai che sono solo delle proiezioni di qualcosa che sta davanti alla fiamma che respira, adagio adagio ti renderai conto che crearti paura o fastidio è un trucco della mente per limitare la tua libertà; di guardare, di vedere, di sapere, di capire, di fare, di conoscere, di riconciliarti, di vivere, di meravigliarti, di crescere, di condividere, di amare te stesso e la realtà che ti appartiene e di cui fai parte. Altro da dire? No. Ho finito l’acqua.
Marcello Bonazzola
Alcuni passaggi del libro:
Se riesci a far tuo l’assunto che la Vita ti chiede sempre solo quello che sei in grado di affrontare, non sarai mai preso dal male oscuro che ha indotto e indurrà ancora tante persone a rifugiarsi nella, alla fin fine, comoda scorciatoia di sfuggire dalla responsabilità di vivere.
Tieni sempre presente che, anche se mancano esaurienti spiegazioni “scientifiche”, la Vita oltre che un bene è soprattutto un dono; non richiesto, forse, ma sempre un dono.
Se poi ti riuscirà di immaginare che questo dono sta nella responsabilità di chi l’ha fatto e che, chi l’ha fatto, ne conosce il perché, ti capiterà di scoprire, proprio sul fondo del vaso scoperchiato di Pandora, il bene più prezioso per l’umanità: la speranza.
E così la terra ti sarà leggera anche quando avrai varcato la soglia di questa tua dimensione e tornerai alla casa in cui sei stato generato.
Nell’attesa della conoscenza fai il bravo se ti riesce.
* * *
HO IMPARATO
Ho imparato che nulla esiste che prima non sia stato pensato.
Ho imparato che non esiste qualcosa per niente.
Ho imparato che non si deve mai dare niente per scontato.
Ho imparato che se punto un dito accusatore, contro qualcuno
altre tre restano rivolte verso di me.
Ho imparato che la vita è una più o meno lunga malattia
con prognosi infausta.
Ho imparato che le manifestazioni di gratitudine non
sono altro che richieste di nuovi favori.
Ho imparato che nulla succede mai per caso e che la difficoltà
sta nello scoprire perché è successo; anche se il più
delle volte lo scoprirlo non serve a niente.
Ho imparato che la vita è come un rotolo di carta igienica;
più ti avvicini alla fine più velocemente si esaurisce.
Ho imparato che ignorare i fatti non cambia i fatti.
Ho imparato che ognuno è libero di suicidarsi come vuole.
Ho imparato che nessuno può darmi o togliermi
qualcosa se io non lo voglio.
Ho imparato che non posso dare alcunché ad alcuno se
non possiedo quello che vorrei dare.
Ho imparato che io sono la persona più importante che
c’è al mondo per me stesso e che ogni altro lo è per sè.
Ho imparato che il successo è una scala a pioli su cui non
puoi salire con le mani in tasca.
Ho imparato che se, quando la paura bussa alla tua porta,
tu vai ad aprire, non trovi nessuno.
Ho imparato che collaborare con l’imponderabile può aiutare
a non cadere nel male oscuro che distrugge la voglia di vivere.
Ho imparato che non sempre chi ti mette nella cacca lo fa perchè
ti vuole male e chi te ne tira fuori lo fa per farti un favore.
Ho imparato che l’ignoranza, la presunzione e il perbenismo
sono tra le peggiori malattie che travagliano l’umanità.
Ho imparato che ogni cosa prende la forma del cervello che la riceve.
Ho imparato che l’esempio imposto è lesivo della libertà
di ognuno di realizzarsi imparando dai propri errori.
Ho imparato che se voglio morire vivo non devo mollare mai.
Ho imparato che la libertà è rischio, solitudine e paura; è
il vento freddo che ti arriva nelle ossa. E che non conviene
giocare al rilancio se non si è decisi ad andare fino in fondo.
Ho imparato che non posso giudicare né convincere nessuno.
Ho imparato che la verità, la democrazia, la giustizia
sono invenzioni di pochi che perseguono il potere sui tanti.
Ho imparato che il tempo non ha fessure e che se rovini
i momenti, le smagliature rimangono.
Ho imparato un mucchio di altre cose, ma non le ho capite
e quindi non mi hanno aiutato a fare e a conoscere alcunché.
A questo punto visto che finalmente anch’io dovrei sapere
tutto quello che voi sapevate già, posso ben dire di
essermi conquistato il diritto di considerarmi normale e di
firmarmi…. Odysseus
* * *
Se una scuola nasce su un’idea, e se questa idea viene costantemente alimentata attraverso acquedotti ideali specifici dall’ideatore dell’idea stessa non bastano quattro Goti che taglino un acquedotto, a far morire la scuola.
Al massimo il territorio dei fruitori dell’idea modificherà la propria orografia, ma l’idea sopravviverà ai Goti e agli altri barbari associati.
Certo i fruitori della scuola dovranno sobbarcarsi a disagi maggiori e dovranno tornare a rifornirsi a monte degli acquedotti; alla sorgente dell’idea. Ove così non fosse e la gente preferisse l’acqua mineralizzata, a quel punto sì che sia la scuola che l’idea verrebbero a morire.
Con quali conseguenze? Nessuna. Salvo la necessità naturale di cercare nuove sorgenti, di costruire nuovi acquedotti e di aspettare nuovi Goti che ripetano il normale disastro.
Il tutto comunque sopravviverà nel ricordo ai caposcuola e ai Goti. Che bello!
Un accidentaccio quadro. Tu comunque, Rosmunda continua a bere nel cranio del tuo papà. E sorridi, finchè hai i denti che resistono agli attacchi dei diserbanti mediatici.
Tanto, poi, ci sono sempre le dentiere.
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