Colorati o grigi? di Gloria Cocchi

arcobaleno

Un breve e intenso viaggio nelle emozioni positive

 

Speranza

Come può un “illuso di ghisa” continuare lungo il suo cammino senza la speranza? Una delle poche cose che ho imparato in questi anni di uso delle tecniche è che lo spirito per diventare materia ti fa sudare e non poco. Quando abbiamo un’idea, per renderla realtà è necessario donarle il massimo impegno e, nonostante questo, non è assolutamente detto che diventi realtà in tempi brevi. Senza la speranza non si inizia e non si persevera. Senza la speranza non si realizza.

Fede

Cosa distingue la speranza dalla fede? Cerco sul dizionario e scopro che la speranza è un sentimento di aspettativa positiva nella realizzazione di ciò che si desidera, la fede, invece, è una credenza piena e fiduciosa che nasce da un’intima convinzione. Ma allora la fede è legata al nostro indaco?
Non avevo mai pensato prima d’oggi di approcciarmi alle spinte che provengono dal mio Io con fede, eppure ora sento che è tutto ciò c’è da fare. Semplicemente.

Entusiasmo

È quella spinta vitale che c’è dentro di noi. Il Dio che è in ognuno di noi, l’energia che ci guida alla realizzazione di ciò che desideriamo. Mi sono sempre pensata come una persona carica di entusiasmo eppure ho realizzato appena la metà delle cose che ho sognato e desiderato, perché?
Ricerco di nuovo sul dizionario per aiutarmi a farmi un’idea più chiara e trovo due significati di entusiasmo. Uno moderno e di uso comune:

… sentimento intenso di gioia, di ammirazione, di desiderio per qualche cosa o per qualcuno, oppure totale dedizione a una causa, a un ideale…”
Uno antico:

… la condizione di chi era invaso da una forza o furore divino (ἔνϑεος), cioè della pitonessa, dell’indovino, del sacerdote, nonché del poeta, che si pensava ispirato da un dio…”
E se provassimo a ritornare al suo significato antico? E se provassimo ad agire nella nostra vita come se fossimo ispirati dal nostro Dio? E se la nostra fede, ossia la piena e fiduciosa credenza che nasce da un’intima convinzione, fosse rivolta proprio al Dio che è in ognuno di noi?

Lealtà

A questo punto la lealtà assume una nuova e più chiara luce. Lealtà verso chi, se non verso il nostro Dio interiore? Solo ora mi accorgo di quante volte l’ho tradito per sottomettermi all’altro, fingendo di non farlo. Ho passato la vita a credermi “libera ed indipendente”, quando in realtà ero schiava del mio bisogno di dare ad altri questa immagine di me. Ed ecco che mi ritorna alla mente lo scritto che mi è stato donato durante A.L. che parla di un piccolo Io che tiene in scacco l’altro, quello grande, quello vero. Ed ora che penso che tutto ciò che c’è da fare è mantenersi fedele e leale al Dio che è in me, sento anche sciogliersi quell’incredibile senso di fatica che mi attanagliava.

Desiderio

Beh, a questo punto il desiderio mi sembra il colore verde del rilassamento totale: “ora che abbiamo rilassato il corpo, controllato le emozioni e calmato la mente, cosa sentiamo? Pace.”
Ora che speranza e fede nascono dall’incontro del Dio che è dentro di noi e presto ad esso la mia lealtà, non posso che provare quel sentimento intenso che mi spinge ad appagare il mio bisogno, fisico o spirituale che sia.

* * *

Viste queste emozioni sotto questa luce, mi è ora chiaro perché si parla di emozioni positive: sono quelle che ti permettono di realizzarti. E, giusto per non dare nulla per scontato, quando parlo di Dio interiore, è solo un modo per parlare del mio vero Io. Forse è un modo un po’ invasato, ma a me piace di più e queste sono le mie relazioni, perciò lo chiamo come più mi piace, di certo non sarà il nome che gli darò durante le riunioni di squadra.

Gloria Cocchi – Strategic Planner, Istruttore C1 (corso di comunicazione), Allieva del Corso triennale di Counseling Dinamico Relazionale – Esperto in Cibernetica Sociale

 

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