La legge delle relazioni umane

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LA LEGGE DELLE RELAZIONI UMANE

di Carlo Spillare – 1992

 PREMESSA

“Asini coi asini… cavai coi cavai…”
(Contadino Veneto del 19° secolo)

   L’uomo è nato come individuo sociale e vive per sviluppare al meglio le sue capacità e potenzialità; egli si sviluppa immerso negli altri, vedi la famiglia, il lavoro, gli hobby ecc. Le altre persone diventano, pertan­to, una presenza costante lungo qualsiasi strada l’uomo scelga di percorre­re; la programmazione dei propri pro­getti deve pennuto considerare la presenza degli altri ed il successo di tale programmazione dipende dalla dispo­nibilità o meno che si riesce, con il proprio atteggiamento, a creare nelle altre persone che lavorano e vivono con noi stessi.
   Le relazioni umane diventano di conseguenza una parte molto delicata nel processo di attuazione pratica di un’idea e di un progetto; ciò implica una revisione adeguata del proprio modo di relazionarsi con gli altri ed una conseguente formazione persona­le per imparare ad intrattenere con gli altri relazioni costruttive.
    Non è facile. Non si creda che le relazioni umane possano essere formate, mantenute e migliorate solo attraverso la logica e la razionalità; niente allontana di più le persone di un comportamento appa­rentemente gentile (“perché cosi mi è stato detto di fare”), ma interiormente distaccato (“perché non mi interessa l’altro, mi interessa solo me stesso”).
   Il campo delle relazioni umane, sul quale s’intreccia la comunicazione, è un campo impervio e misterioso, pur se affascinante: esige lealtà, onestà, coraggio, supremo interesse, sincero desiderio di mettersi al servizio del­l’altro, apertura interiore, assenza di maschere, pazienza, attenzione, ascol­to, “non chiedere niente in cambio”.
   E’, come al solito, una questione di buon senso, di “nonnino” memoria ed una conseguenza della fondamentale legge di Causa ed Effetto: ad atteggia­mento interiore corrisponde un com­portamento conseguente; l’effetto è la conseguenza naturale della causa.

   Per migliorare le relazioni umane (Effetto) bisognerà controllare, prima di tutto, l’atteggiamento interiore (Causa).

LA COMPRENSIONE DELLA NATURA UMANA

   Innanzitutto si tratta di prendere coscienza che ogni persona tende naturalmente a volere star bene e ad ottenere il meglio per se stessa. Infatti ogni persona preferisce sentirsi impor­tante, piuttosto che “nel dimentica­toio”; preferisce ridere invece che piangere; preferisce costruire invece che distruggere, preferisce vivere invece che vegetare; preferisce sentir­si apprezzata piuttosto che criticata. Sarà quindi una scelta conseguente vestire questi assunti di base con gli “abiti” (leggi: atteggiamento e comportamento) adeguati nella forma e nella taglia.
   Si sa, infatti, che un genio con un atteggiamento errato coltiva il falli­mento, mentre un uomo qualunque con un atteggiamento positivo può solo coltivare il successo (MaBo.)
    Infatti se un genio non considera e rispetta l’importanza delle persone che lavorano con lui, non riuscirà ad ottenere disponibilità, perché tali per­sone non faranno che rispecchiare e comportarsi nei suoi confronti con lo stesso atteggiamento ricevuto.

   Viceversa, un uomo qualunque che considera l’importanza dell’altra per­sona e la rispetta come essere umano,unico, insostituibile e meraviglioso creerà disponibilità e potrà costruire così, grazie all’ambiente positivo che si forma in tal modo,il successo, suo e di chi lavora con lui, in quanto gli altri, che si vedranno considerati e rispettati tenderanno ad emulare lo stesso trattamento ricevuto, anche nei confronti delle altre persone. Se io sono gentile con te, tu tenderai ad essere gentile con me e con gli altri; se io sono scorte­se con te, tu tenderai ad essere scortese con me, di sicuro, e forse anche con gli altri.
Questo è un elemen­tare aspetto della cono­scenza della umanità della persona; d’altra parte, qualsiasi cosa si possa desiderare nella vita si può ottenere soltanto da un rapporto con gli altri, visto che le cose e gli oggetti non danno nulla in termini di auto-stima e fiducia in se stessi.
Solo un atteggiamen­to corretto e sincero nei confronti delle persone può far sì che le persone ti aiutino nell’ottenere ciò che desideri ottene­re, sia esso maggior ammirazione, più rispet­to, amore o danaro.
La reale comprensio­ne della gente è proba­bilmente la chiave dell’auto-realizzazione dell’uomo; ma per comprendere gli altri occorre che si sappia comprendere realmente se stessi.
Non quindi atteggiamenti “finti”, “furbi”, “a vendere”, “addestrati”, ma atteggiamenti “sinceri”, che si basano sulla conoscenza di se stessi e sulla semplice considerazione che se una cosa è utile per me, facilmente può essere utile anche per gli altri; se un’ emozione è vitale e delicata per me, facilmente lo sarà anche per gli altri, se un momento particolare è importante per me, facilmente lo sarà anche per gli altri.

   Ne consegue che è necessario tener conto dell’umore degli altri, cercando di agire e di parlare – ove sia possibile – secondo lo stato d’animo dell’interlo­cutore, esattamente come è utile con­cedere agli altri il beneficio del dub­bio se ci si sente urtati nella propria suscettibilità.
   E’ infatti difficile che qualcuno insulti un’altra persona deliberata­mente; è molto più probabile invece che questi stia più semplicemente affrontando i propri personali proble­mi e che ci si trovi lì, quasi per caso, ad intralciarlo.

L’AMORE PER L’UNICITÀ DELL’ALTRO

   La capacità di intrattenere relazioni umane, produttive e costruttive, diventa – ad un certo punto – un’arte. E come in ogni opera d’arte, la scin­tilla che fa la differenza tra una crosta ed un capolavoro, a prima vista simili, sta nell’amore che l’artista ha nei con­fronti della sua opera.
   Se l’uomo ama gli altri uomini, rie­sce ad avere buone relazioni con gli altri, che si sentiranno amati ed accet­tati e saranno intimamente grati a colui che li ha amati; se l’uomo non ama gli altri uomini, i suoi rapporti saranno privi di luce, di colori, magari apparentemente perfetti ma senza “quel certo non so che”, frutto della consapevolezza che, al di là dei successi e dei fallimenti, il pro­prio valore personale ed il valore per­sonale dell’altro, è e sarà sempre inal­terato, si trasmette quando si ama un’altra persona.
Ed è la stessa emozione, quella dell’amore, che fa sì di evitare di intraprendere inutili discussioni tese ad “avere torto o avere ragione”; ognuno considera una persona, un oggetto, una situazione in modo diver­so, secondo le proprie idee ed imma­gini, e concedere agli altri il diritto di essere diversi, perché in effetti sono diversi da noi, diventa il metro di misura della propria libertà personale: più rispetto e considerazione avrò per le tue libere scelte ed opinioni, più rispetto e considerazione avrò per le mie libere scelte ed opinioni.
Compreso l’assunto di base (io e te siamo intimamente uguali, pur se uni­ci e individuali), il resto viene quasi da solo, basta pensarci un po’ su.
Così le critiche, cui generalmente nessuno è… sensibile, potrebbero esse­re formulate al momento opportuno, precedute da una considerazione posi­tiva, non pubblicamente e sempre in modo costruttivo (a cosa serve rilevare in modo diretto ed autoritario un “errore” se poi la persona non è in grado di sostenere l’autoritarismo del­la critica e quindi di “correggersi”?

 L’ALLEGRIA

   E non si tratta nemmeno, tra l’altro, di prendersi troppo sul serio.
D’altra parte, nessuno è perfetto e chi pensa di esserlo, inganna solo se stesso. Se ci si prende troppo sul serio, se ne va il senso dell’umorismo; senza il senso dell’umorismo, se ne va l’entusiasmo; senza l’entusiasmo se ne va il desiderio di rischiare; senza il desiderio di rischiare se ne va la moti­vazione; senza la motivazione, si “zomba”, voce del verbo “essere mentalmente morti”.
   Diceva il mio Istruttore, Marcello Bonazzola, (cito a spanne con inter­pretazione personale) che l’unica cosa al monde che si DEVE fare è morire: su tutto il resto c’è un ragionevole dubbio, che si DEBBA fare. 

   Le nostre attività non possono avere una importanza di “vita o morte”; dopo una stagione ne viene sempre un’altra, al di là del raccolto più o meno fertile.
   Ad essere troppo seri si accresce l’importanza dell’ “ego”, ci si gonfia, ci si crede padroni del mondo, si tende solo a pensare in grande, mentre ad essere allegri e dotati di humor ci si ricorda che qui si è solo degli ospiti; si pensa sì in grande, ma restando piccoli, coi piedi per terra, senza manie di gran­dezza (o di piccolezza) restando uomini (non super-uomini, che non esistono oppure robot, loro cugini).
   In tal modo si conserva fiducia in se stessi (posso fare bene solo quello che è nelle mie personali ed umane possi­bilità) e si trasmette la stessa fiducia negli altri, che tenderanno a risponde­re nella stessa maniera (facendo bene solo quello che è nelle loro personali ed umane possibilità).
   E’ un dato di fatto che le persone allegre creano disponibilità negli altri e sono più facilmente apprezzate ed ascoltate; non si tratta di mettersi gli elastici e tirare la bocca e ridere sem­pre e comunque; si tratta di allenarsi a mostrarsi allegri anche quando, per problemi magari personali, non lo si è affatto e a cercare di vedere i lati divertenti anche in una situazione apparentemente seria, imparando pure ad accettare gli scherzi.
   L’allegria aiuta la comprensione; scaccia la fatica; facilità l’amicizia, soffoca l’irritazione nei confronti degli altri, vince l’avidità e stimola la generosità, fa rispettare le stranezze altrui, aumenta l’ascolto, diminuisce la paura, fa crescere il coraggio, si sintonizza con l’atteggiamento menta­le positivo, proietta verso la essenza delle cose (una persona interpreta un ruolo, non è un ruolo) ed evita di far rilevare direttamente gli errori altrui. Del resto la fiducia è proprio una cosa seria e sono proprio le perso­ne dotate di sano umorismo che con­quistano la fiducia della gente, che non fanno mai una promessa che non siano sicuri di mantenere, che tengono per sé le informazioni confidenziali, che hanno tatto, simpatia e compren­sione per chi cerca il loro aiuto, che sanno mettersi da parte per far vedere agli altri che riconoscono la loro importanza, che sono generose nel riconoscere e nel lodare l’operato altrui che non mancano mai di mostrare la propria gratitudine per quanto gli altri fanno per loro e che fanno in modo che le persone si senta­no più capaci mostrando di avere pie­na fiducia nelle loro abilità.

 L’ARTE DELLE RELAZIONI UMANE

   Nel campo delle relazioni umane, tutto ha importanza, proprio perché questa è un’arte ed un’arte si impara attra­verso tantissimi parti­colari, grandi e piccoli.
Si sa che sempre si comunica, anche se non si apre bocca; si comunica con gli occhi, con il porta­mento del corpo, con il tono della voce, con i vestiti, con i colori dei vestiti, con i 5 sen­si, oggettivi e soggetti­vi e per avere una buo­na relazione con gli altri è necessario, pri­ma, avere una buona relazione con se stessi, con il proprio corpo, con il proprio mondo personale.

   Così, ad esempio, iniziare bene la giornata è un buon modo di iniziare una soddi­sfacente relazione umana, così come lo è l’arrivare per tempo al lavoro (o a scuola) perché così ci sì aiuta ad iniziare rilassati e con calma.
   Anche il vestir bene è importante per il morale di chi indossa il vestito e di chi si incontra; un vestito nel quale ci si sente bene, a proprio agio, stimo­la, infatti, un atteggiamento rilassato e piacevole e suscita rispetto e simpatia in chi si incontra.
   Molti altri sono i piccoli “trucchi del mestiere” che aiutano a comunica­re bene con gli altri; il frequentare il più possibile persone allegre, ottimiste e di successo fa sì che si tenda ad imi­tarne l’atteggiamento (asini con asini; cavalli con cavalli…appunto!); l’altruismo dona a chi lo pratica una sensazione mentale di benessere; il cercare sempre nuovi interessi evita la noia, mortale per lo spirito; lo stesso fatto di tenere la scrivania di lavoro in ordine genera un atteggiamento men­tale produttivo e costruttivo, evitando la sensazione di “sentirsi sopraffatti” dal lavoro, che genera confusione ed incertezza; l’andare fino in fondo nel­la linea di condotta scelta nutre il sano orgoglio personale e produce rispetto e stima da parte degli altri; il non pre­tendere la perfezione assoluta mantie­ne con i piedi per terra, suscita ammi­razione del tipo “anch’io potrei esse­re come lui (o lei)”; il non paragonare i propri punti deboli con quelli forti altrui, mantiene inalterata la fiducia in se stessi e rispetta l’individualità dell’altro; il non dare importanza ai momenti di scoraggiamento uccide il diavoletto interiore che ti vorrebbe “indegno”, fortifica il carattere e sti­mola negli altri la determinazione e l’emulazione.

 LA CONDIZIONE UMANA

   Resta il fatto che, al di là di tutte le speranze, i sogni, le delusioni, i pen­sieri, le finzioni, i ruoli, le paure, le illusioni, ognuno di noi è quello che è: un essere umano che sta vivendo un breve momento fra due trasformazioni, tra ciò che era prima di venire qui e ciò che sarà quando non sarà più qui.  
   L’uomo non ha risorse infinite, anzi, le sue vere risorse, quelle che possono aiutarlo ad essere felice, sono ben delimitate.
   All’uomo la responsabilità di non usarle avidamente, ma di usarle “cre­dendo in queste risorse”.
  Credendo in se stesso, in quelli che lavorano con lui, nel lavoro che svol­ge, senza trascurarlo; credendo nei suoi amici e nella sua famiglia; cre­dendo che gli sarà comunque dato ciò che gli serve per avere successo, meritandosi tale ricompensa attraverso un comportamento fedele ed onesto; cre­dendo nella pazienza con gli altri e nella tolleranza con coloro che non condividono le sue idee; credendo nella validità dello sforzo intelligente e coscienzioso, non nella fortuna e nel doppio gioco; credendo che dalla vita riceverà esattamente quanto avrà dato, facendo quindi attenzione a comportarsi con gli altri come vorreb­be che gli altri si comportassero con lui, senza parlare male di coloro che non gli piacciono.

   La vita dell’uomo è disseminata di varie montagne da scalare e da rag­giungere nella loro vetta per potersi definire, a buon diritto, ESSERI UMANI COMPLETI.
   La salita non sempre è facile ed agevole, a volte si scivola, ci si sbuc­cia il ginocchio, si è stanchi, delusi, amareggiati: è proprio in quei momenti che il sorriso di un compa­gno di avventura fa svaporare le nubi del dolore, della fatica, della stanchez­za e della delusione.
   A questo servono le relazioni uma­ne: ad essere d’aiuto e ad avere un aiuto, nel momento di difficoltà, per continuare a salire la montagna, al canto del proprio cuore e non della disperazione, dettata dalla paura e a NON RINUNCIARE mai, finché non si è arrivati in vetta, dove…. forse….il giorno in cui si arriverà….splenderà il sole.

 

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